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  • di Cecco d’Ascoli

Ergo sum: il vuoto


È riuscito simpatico a tutti, perché è giovane, sveglio, intelligente, socievole. Si adatta a tutte le circostanze, scamiciato nei convegni popolari, incravattato nelle occasioni ufficiali. Ci sa fare, anche troppo, se il Berlusconi lo vedeva come il suo giovane epigono.

D’altro canto, Renzi parla bene, sprigiona ottimismo, quando perde sembra umano, gesticola come un napoletano, parla d’innovazione come un milanese maè bugiardo come un venditore di tappeti.

Come non puntare sull’homo novus? Purtroppo, ha un difetto alle mani. Se tocca un fiore, lo secca.

Quando prese in mano il Governo, disse a tutti che in sette mesi avrebbe rivoluzionato il sistema, un problema il mese e li avrebbe risolti. Sono passati tre anni e non è successo nulla: mezze riforme, la gente incattivita, il partito dilaniato, le ques


tioni sono rimaste tutte come prima, ferite aperte ed infette.

Come Presidente del Consiglio ha fatto di tutto con lo stesso costante insuccesso. Tiriamo le somme:la legge elettorale, bocciata. Il referendum, bocciato. La Boschi, che aveva dichiarato in TV che si sarebbe dimessa, in caso d’insuccesso referendario, è un’altra bugiarda. Sta ancora lì, come Sottosegretario alla Presidenza e Commissario politico di Renzi nel governo Gentiloni.

Continuiamo: il job act, parzialmente bocciato, la buona scuola, un disastro con settemila ricorsi pendenti, l’abolizione di Equitalia, una menzogna, la soppressione delle provincie, un pasticcio inestricabile che ogni anno ci costa di più.

Aggiungiamo: la ricostruzione delle città terremotate, una truffa. Dopo sette mesi sono state consegnate solo diciotto casette di legno. Si avvicina la stagione turistica e gli alberghi devono essere svuotati, oltre che pagati. Dove andranno migliaia di sfollati, nelle tende?

E il famoso programma cinquantennale del progetto Italia, quello che doveva ricostruire tutte le città italiane? Una bufala allegra.

Gli 80 euro dati per stimolare i consumi sono spariti e non hanno stimolato nulla. I 500 euro dati ai giovani sono finiti nella maggior parte dei casi in birre e pizze. Soldi buttati al vento che andavano spesi meglio. Tra l’altro, invece di fare i regali sotto le elezioni, non era meglio detassare perlo stesso importo?

L’Alitalia è in crisi. L’abbiamo salvata più volte. Ora si profila un Commissariamento, Con Montezemolo, suppongo, il prezzemolo dei fallimenti industriali del Paese. Per l’Ilva, idem come sopra: si temono migliaia di licenziamenti, ma tranquilli, ci sarà sempre la cassa integrazione, e cioè noi.

La faccia feroce con Bruxelles è stata inutile. Se non troviamo 3,5 miliardi, si apre la procedura contro l’Italia.

La questione del Monte dei Paschi è sempre aperta, una piaga cancrenosa. Quanto ci costerà? Venti miliardi contro i 2.5 miliardi per gli immigratie i 200 milioni versati per i terremotati.Un affare, per salvare le magagne di una banca dominata dalla sinistra. Nel frattempo, la riforma del sistema bancario è di là da venire, se mai verrà.

Come Segretario del partito di maggioranza, è riuscito anche a spaccarlo almeno in due tronconi.

Qualcuno dei più fedeli dirà che ha fatto pulizia: i giovani (si fa per dire) nel Pd come Franceschini, Rosy Bindi, Emiliano, Del Rio, Poletti, i vecchi, da Bersani e D’Alema a Speranza, da Rossi a Gotor, nel nuovo Movimento Democratico Progressista (34 deputati e 14 senatori).

In realtà, l’unica cosa che interessa tutti è salvare la sedia. Se così non fosse, il nuovo Movimento dovrebbe votare contro il PDemettere in crisi il Governo Gentiloni, in modo da andare subito alla conta elettorale. Perché non lo fa? Che senso ha dividersi per votare assieme? Dove stanno, allora, le incolmabili differenze tra l’una e l’altra parte?

L’uomo della strada non lo capisce. Il gioco è per loro, solo per loro e lo capiscono solo loro.

Sono vecchi tutti. Non hanno un briciolo di modernità. Non basta, infatti, spararle grosse per sembrare innovatori. Dalle loro bocche, a parte le stilettate tra l’uno e l’altro contendente, non esce una parola sulle manchevolezze e sul futuro del Paese. Sono bravissimi nei tamponi e nei rammendi, ma tutto finisce lì. C’è sempre la Corte costituzionale per decidere quello che non riesce a legiferare il Parlamento.

Dopo il suo breve bagno californiano Renzi è tornato nella mischia. È tornato, ma non ci è mancato.Il soggiorno all’estero non gli ha fatto cambiare abitudini: continua sproloquiare a destra e a manca. Ora si diverte con i giochi di parole: non più il reddito di cittadinanza ma il lavoro di cittadinanza. Ma che significa? Lavoro per tutti? E chi glielo dà il lavoro alla gente? Lo Stato, che è indebitato fino al collo? Dovrebbero darglielo le imprese, se avessero quattrini, se fossero meno tassate, se avessero meno vincoli.

Al solito: slogan, che non significano nulla.

Fino ad ora, qualunque cosa abbia toccato, è stato un disastro. Le questioni interne al partito di maggioranza paralizzano lo Stato. Il buon Gentiloni si affanna a farsi vedere in giro, ma tutto finisce lì. Dietro c’è l’ombradella Boschi, il Commissario politico di Renzi.

Facciamo due righe di conti.

Negli ultimi quindici anni (quindi ci sono dentro tutti, destra e sinistra), in Italia il PIL è cresciuto del 10%. Il debito pubblico del 38%.

Se, come sembra, ci sarà un aumento dei tassi, ormai inevitabile, anche ipotizzando un incremento dell’1%, ciò significa che il nostro debito pubblico, che è di 2.200 miliardi,subirà un aggravio di spesa di 22 miliardi. Chi pagherà? Non sarà facile tirarli fuori. Altro che lavoro di cittadinanza! Saranno lacrime e sangue di cittadinanza.

A Napoli il Procuratore generale della Corte d’Appello denuncia che sono almeno 50.000 le sentenze emesse in quel distretto giudiziario e non eseguite, per mancanza di personale. La giustizia fa acqua e tracima, come tutto.

I politici, invece, pensano alle primarie. Le gazebate saranno la questione più importante da affrontare. Non il futuro, non i problemi, non l’economia. Siamo al peggio del peggio, in un oceano di parole senza senso, come se la realtà non esistesse. Ma noi tutti viviamo in questa realtà, con l’inflazione in aumento.



Roma, 1° marzo 2017.

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